Ciclidi del Malawi: Il genere Genyochromis

Articolo scritto da Luca Balzani

Famiglia: Cichlidae
Sottofamiglia: Pseudocrenilabrinae
Genere: Genyochromis

Descrizione originale: Trewavas, Ethelwynn. 1935. "A Synopsis of the Cichlid Fishes of Lake Nyasa". Annals and Magazine of Natural History.
Il nome derva dal greco genys=mascella e da chromis=pesce

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francobollo raffigurante Genyochromi mento OB e dettagli di dentatura e maschella

Molto probabilmente tra i generi più antichi del lago: la sua distribuzione in tutto il lago senza varianti geografiche o differenze morfologiche e la sua specializzazione che lo lega alla propria nicchia alimentare confermano questa tesi.
Questo genere racchiude al suo interno un'unica specie: Genyochromis mento.
Il Genyochromis mento si trova in tutto il lago, predilige l'ambiente roccioso ma popola anche altri habitat. E' l’unico ciclide del malawi che si trova in tutti gli habitat eccetto le colonne d’acqua aperte.
Presenta notevoli varianti di colorazione tanto che si potrebbe pensare a specie diverse. Queste variazioni cromatiche sono strettamente legate all'ambiente in cui il G. mento è presente, tanto da far supporre che siano una sorta di mimetismo per difendersi e soprattutto per avvicinarsi alle prede. Sono presenti i morph O ed OB (principalmente per quanto riguarda le femmine).
Nei G.mento il maschio e la femmine possono riconoscersi dalla loro forma specifica (la forte mascella inferiore visibilmente sporgente) e dal comportamento caratteristico, ma come nel caso della maggior parte delle specie non-territoriali, essi probabilmente si riconoscono primariamente dal colore. Quando un maschio pensa di aver trovato la sua compagna, le fa la corte e contemporaneamente rilascia un liquido che porta con sè un odore specifico. Quando la femmina è pronta a deporre le uova può verificare lo stato del potenziale partner prima di intraprendere la fecondazione delle stesse, infatti se il maschio esibisce la livrea riproduttiva vuole dimostrare alle potenziali compagne che ha un luogo di deposizione sicuro all 100%.
Si nutre di pinne e squame di altri ciclidi. Mostra un’agilità e un vigore sorprendenti durante i suoi attacchi su altri pesci che avvengono durante tutto l'arco della giornata. Qualunque pesce, grande o piccolo che sia, può essere una potenziale vittima, che viene attaccata dal basso dal G. mento.
I punti preferiti dell'attacco sono il peduncolo caudale e le pinne. Gli ocelli sono anch’essi tra i preferiti e molti ciclidi presentano pinne sfrangiate, ricordo di un incontro con il G. Mento.
Dopo aver scelto un luogo rimane in attesa delle prede, attaca molto velocemente e colpisce più pesci possibile. Dopo qualche minuto la maggior parte degli mbuna sedentari lo noterà e da lì in avanti eviterà di passare lì vicino o lo caccerà prima che possa attaccare. A questo punto G. Mento si muove in un altro luogo, lontano un metro dove può di nuovo attaccare gli mbuna che passano.
I G. mento adulti sembrano sviluppare un certo gradimento nell’attaccare gli mbuna che combattono tra loro, raccogliendo qualsiasi squama si sia staccata dai fianchi dei combattenti. È probabile anche che si unisca attivamente al combattimento nutrendosi direttamente dalle pinne degli opponenti, mentre questi si concentrano uno sull’altro e difficilmente notano il furtivo avvicinamento del G. mento.
Le femmine vengono attaccate in maniera di gran lunga minore.
Le vittime sono generalmente degli mbuna, ma anche gli haps più grandi vengono attaccati, specialmente quelli che popolano le zone rocciose dove il G. mento può nascondersi prima di attaccare. Konings descrive alcuni attacchi lanciati da dei gusci di lumache vuoti sul fondale sabbioso, le vittime erano haps delle zone sabbiose che passavano al di sopra del luogo scelto per l'agguato, il G. mento poi si ritirava velocemente nel suo rifugio prima che qualcuna delle sue vittime potesse vendicarsi.
Così come la maggior parte dei pesci predatori il G. mento ha un territorio di nutrizione, ma in questo caso il territorio è un’area con un raggio di circa 50 cm centrato sul pesce e si muove con esso. Solo i conspecifici vengono cacciati da questo territorio. Tuttavia non attaccherebbe i membri della sua stessa specie per nutrirsi.
L’abitudine di mordere le pinne potrebbe essersi evoluta dal comportamento aggressivo conosciuto come “inseguimento della coda (tail chasing)”. Le specie del genere Melanochromis sono particolarmente inclini verso questo comportamento, che di solito coinvolge due maschi o a volte due femmine, che simultaneamente provano a mordersi reciprocamente i fianchi e allo stesso tempo evitano gli attacchi dell’altro. Il risultato è un rapido cerchio da parte dei due opponenti senza alcuna effettiva ferita per nessuno dei due. Da qualche parte nello sviluppo di G. mento questo comportamento potrebbe essersi intensificato fino al nutrimento del peduncolo caudale e della coda dell’avversario. Il peduncolo è anche il punto di attacco preferito degli altri mangiatori di squame come Corematodus taeniatus e C. shiranus. È certamente anche il punto più lontano dalla bocca della vittima e quindi da possibili colpi difensivi da parte della vittima.
Adotta una colorazione scura quando caccia nell’habitat roccioso così da mescolarsi meglio con lo sfondo delle insenature e delle fessure nelle rocce. Si trova anche negli habitat sabbiosi dove sembra mimetizzarsi con la colorazione sabbia-argentea della maggior parte delle altre specie lì trovate.
Il fatto che il tipo di pattern di colore sia dipendente dal tipo di habitat frequentato indica che la colorazione di questa specie deve avere un effetto di mimetizzazione. Addirittura arriva a "mascherarsi" da alcune specie locali, solitamente membri del complesso P. elongatus ma anche Labeotropheus trewavasae o L. fuelleborni. In diverse location attorno al lago è stato osservato il G. mento che si "travestiva" da mbuna come il Pseudotropheus flavus e il P. ater, l'obiettivo è quello di ingannare le altre specie inducendole a pensare che egli sia un innocuo compagno erbivoro di quella particolare area. In alcune location vi sono G. mento molto appariscenti invece, i quali sembrano rifiutare l’idea di mimetizzazione sopra descritta. A Mphanga Rocks sono stati osservati diversi G. mento di colore giallo brillante e nella maggior parte delle località ci sono morfi OB di questa specie.
All’inizio ciò sembrava contraddire l’ipotesi che G. mento provi ad essere meno riconoscibile possibile, ma la presenza di esemplari O ed OB di diverse specie mbuna (M. zebra, Labeotropheus trewavasae) spiega il perchè della presenza di una tale colorazione.

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